GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2019 ORE 21

 

VITO

in

Il borghese gentiluomo

da
Molière
con
Matteo Alì, Tamara Balducci, Filippo Beltrami, Leonardo Bianconi, Elisa Lolli, Giulio De Santi, Chiara Sarcona
scenografia
Donatello Galloni
costumi
Marco Guion
produzione
NoveTeatro

drammaturgia e regia
Gabriele Tesauri

vito per scheda

Un inno al teatro comico

Nella Francia di Molière la società è rigidamente separata: da una parte il popolo, dall’altra la nobiltà. Il confine tra le due parti è invalicabile. Nella seconda metà del 1600 inizia però a crescere e a prosperare una nuova classe sociale, quella dei borghesi. Anche per loro il confine non si può superare: nonostante possiedano più denaro di certi nobili che hanno scialacquato il loro patrimonio, le porte della nobiltà per loro restano chiuse.
In questa commedia satirica ad essere messa sotto osservazione è proprio la figura del borghese, ovvero il commerciante arricchito che, pieno di comica ambizione, aspira all’irraggiungibile nobiltà. Monsieur Jourdain, il protagonista, viene sfruttato e ridicolizzato da una schiera di improbabili professionisti che approfittano della sua ingenuità.
Non c’è qui, da parte di Molière, alcuna critica sociale alla sua epoca. La società per lui e per i suoi contemporanei è giusta così: sbaglia e viene sbeffeggiato chi cerca di cambiarla. Siamo ancora ben lontani dalla Rivoluzione, che farà saltare tutti i confini: il grande drammaturgo, con sguardo disincantato, ci racconta dei suoi tempi con coinvolgente ironia, desiderando solamente farci divertire con una commedia che dopo più di tre secoli non ha perso nulla della sua vis comica.

Nota di Regia

Per la prima collaborazione tra la nostra compagnia e Vito abbiamo scelto un testo che possiamo definire un “inno al teatro comico”. Lo abbiamo fatto con la volontà di reinterpretare una commedia classica attraverso l’abilità degli interpreti, mantenendo fede alla volontà di Molière di divertire il suo pubblico attraverso l’osservazione e lo svelamento delle piccole ipocrisie che appartengono a quella borghesia che dopo qualche secolo sarebbe divenuta la classe dominante e nella quale oggi ci riconosciamo. Il personaggio del borghese viene qui messo sotto la lente d’ingrandimento per il suo carattere, la sua buffa volontà di emancipazione, ma non per descrivere una sorta di rivincita sociale. Si tratta quindi di un’analisi di un carattere che potremmo definire universale. Alla base di questo progetto c’è dunque la volontà del divertimento da parte degli attori di interpretare questi personaggi senza tempo, il divertimento da parte della regia di ricostruire un testo rendendolo più vicino alla sensibilità contemporanea senza snaturarlo nella sua forza comica, e il divertimento da parte del pubblico nel riscoprire la qualità di una macchina teatrale che resiste dopo quattro secoli dalla sua scrittura originale.

Gabriele Tesauri