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Il libro della giungla

VENERDÌ 8 DICEMBRE 2017 ORE 21

Il Libro della Giungla –
Il Musical

 

musiche: Tony Labriola e Stefano Govoni
coreografie: Sebastiano Lo Casto
regia: Ilaria De Angelis

 

Divertimento, passione, emozione e formazione.
Liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Rudyard Kipling, la storia che ha appassionato intere generazioni di famiglie. E’ il viaggio di Mowgli, il ragazzino trovato dai lupi nella giungla ed allevato nel branco, del suo amico del cuore, l’Orso Baloo, e della pantera Bagheera. Saranno proprio questi ultimi ad accompagnare il cucciolo d’uomo alla ricerca delle sue radici in una giungla densa di pericoli ed insidie. Incontreranno il serpente Kaa, affamato e pronto ad ingoiare il piccolo Mowgli, la tigre Shere Kan, cacciatrice di uomini, e il non meno terribile imperatore dei gorilla re Luigi, che farà di tutto per rubare i segreti del mondo umano.
Due ore di spettacolo all’insegna del grande divertimento, un musical ricco di colpi di scena, musica, scenografie e coreografie travolgenti. Uno spettacolo per tutta la famiglia che oltre a divertire farà riflettere sui valori dell’amore e dell’amicizia.

Come ne venimmo fuori

LUNEDÌ 18 DICEMBRE 2017 ORE 21

Come ne venimmo fuori
(Proiezioni dal futuro)

Sabina Guzzanti

 

di e con Sabina Guzzanti
musiche originali: Paolo Silvestri
regia: Giorgio Gallione
produzione: Secol Superbo e Sciocco srl

 

Un ritorno al futuro per raccontare il presente. Con la consueta ferocia.
Sabina Guzzanti torna in teatro con un monologo esilarante in uno spettacolo essenziale ed incisivo, nato da approfondite ricerche sul sistema economico post-capitalista o neoliberista, con l’intento di affrontare questioni complesse e riflessioni importanti attraverso la comicità e la satira. Per mettere il pubblico nella condizione di divertirsi. Capendo qualcosa in più.
Una donna, SabnaQƒ2, sale sul palco tremolante, emozionata per l’incarico che le è stato affidato. Tocca a lei quest’anno pronunciare il discorso celebrativo sulla fine del periodo storico più buio che l’umanità abbia mai fronteggiato: il periodo che va dal 1990 al 2041, noto a tutti come “il secolo di merda”.
Le celebrazioni della fine del secolo di merda si svolgono ogni anno perché non si perda la memoria di quanto accadde in quegli anni terribili e si scongiuri il pericolo che la storia possa ripetersi. Il fatto è che dopo tanto tempo, nessuno ha più voglia di arrovellarsi a capire le ragioni che avevano spinto gli uomini e le donne dell’epoca a cadere tanto in basso: frustrazione, ignoranza, miseria, compensate da ore e ore trascorse a litigare su Facebook e a guardare programmi demenziali, incapaci di reagire alle innumerevoli angherie a cui venivano continuamente sottoposti. In questo futuro felice, si è diffusa l’idea che gli esseri umani vissuti nel secolo di merda fossero semplicemente degli emeriti imbecilli e che studiarli sia una perdita di tempo.
Per confutare questa spiegazione sbrigativa, SabnaQƒ2 ha invece preparato una ricerca accurata: ha esaminato la televisione dell’epoca, i suoi leader, le convinzioni economiche e politiche, i passaggi storici nodali per restituirci un’imperdibile conferenza-spettacolo sull’attualità politica e sociale, anche attraverso l’interpretazione di una galleria di personaggi contemporanei… consentendo agli spettatori di farsi belle risate, salutari e liberatorie!

Dieci piccoli indiani

VENERDÌ 17 NOVEMBRE 2017 ORE 21

Dieci piccoli indiani…
e non rimase nessuno

Ivana Monti – Mattia Sbragia

 

due atti di Agatha Christie
traduzione: Edoardo Erba
con Giulia Morgani, Tommaso Minniti, Caterina Misasi, Pietro Bontempo, Leonardo Sbragia, Luciano Virgilio, Alarico Salaroli, Giancarlo Ratti
regia: Ricard Reguant
scene: Alessandro Chiti
costumi: Adele Bargilli
luci: Stefano Lattavo
produzione: Gianluca Ramazzotti per Ginevra srl

 

Scritto nel 1936, Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno è considerato il capolavoro letterario di Agatha Christie, ispirazione per molteplici versioni cinematografiche, dal film di René Clair con un cast d’epoca eccellente a numerosi film successivi che hanno adattato la storia a versioni più moderne. In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 1946 con il titolo …e poi non rimase nessuno, romanzo numero dieci della collana Il Giallo Mondadori. Il libro – una perfetta struttura letteraria capace di tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina – fu originariamente pubblicato nel 1939 in Inghilterra come Ten little niggers, a richiamare il primo verso della filastrocca a cui si fa più volte riferimento nelle sue pagine. Per evitare di offendere la sensibilità dei cittadini di colore, il titolo del libro subì una prima variazione l’anno seguente, in occasione dell’uscita negli Stati Uniti: venne scelto come nuovo titolo l’ultimo verso della filastrocca, …and then there were none. Anche la Arnoldo Mondadori Editore scelse la seconda versione, rimasta valida fino al 1977, quando il titolo venne cambiato con il più musicale Dieci piccoli indiani  (negli Stati Uniti viene tuttora mantenuto il titolo del 1940).
La storia è nota: siamo nel 1939, l’Europa è alle soglie della guerra. Dieci sconosciuti vengono invitati a vario titolo su una bellissima isola deserta. Arrivati nelle rispettive camere, trovano affissa agli specchi la poesia “Dieci piccoli indiani”, una filastrocca che racconta le morti in successione dei dieci indiani. Una serie di decessi misteriosi infonde il terrore negli ospiti dell’isola, che iniziano ad accusarsi a vicenda fino ad arrivare ad una scioccante conclusione.
Ricca di suspense, la vicenda trova il suo apice in un finale tra i più elettrizzanti e spiazzanti mai scritti. Un finale che, contrariamente al lieto fine elaborato dalla Christie per l’adattamento teatrale del 1943, ricalca qui fedelmente quello mozzafiato del romanzo.
Diretto dal regista spagnolo Ricard Reguant, lo spettacolo mostra al pubblico il lato nascosto della borghesia e aristocrazia a confronto in un’unica arena, i loro rappresentanti tramutati dalle circostanze in personaggi volgari e ordinari, pronti a sbranarsi per la sopravvivenza. Sul palco, sullo sfondo di una suggestiva ed elegante scenografia anni Quaranta in stile Art Déco, dieci protagonisti della scena italiana, un cast eccellente formato da attori di diversa generazione e formazione, per la prima volta tutti insieme.

Carmina Burana

VENERDÌ 10 NOVEMBRE 2017 ORE 21

Carmina Burana

ORCHESTRA LACORELLI

CORO QUADRICLAVIO

ENSEMBLE ARMONIE BIZANTINE

 

musiche: Carl Orff
Federica Livi – soprano
Paolo Anziliero – controtenore
Carlo Morini – baritono
maestro del coro: Lorenzo Bizzarri
concertatore e direttore d’orchestra: Jacopo Rivani

con 80 coristi, 40 musicisti e 15 danzatori

 

Un evento esclusivo inaugura la Stagione 2017-2018 del Teatro dei Fluttuanti.
Più di 100 artisti in scena, tra solisti, coro e orchestra per un capolavoro del XX secolo. Musiche di straordinaria potenza drammatica sublimano e rendono immortali antichi testi poetici che celano, sotto la patina della frivolezza goliardica, riflessioni universali sull’amore, il destino e l’esistenza umana.
“Tutto ciò che ho scritto finora, e che è stato pubblicato, può essere distrutto. I miei lavori iniziano con i Carmina Burana”. Così scriveva ai suoi editori Carl Orff nel 1937 alla vigilia del debutto della sua più grande opera, destinata ad una trionfale accoglienza sul palcoscenico della Staatsoper di Francoforte. “Canzoni profane per voci soliste e coro, con accompagnamento orchestrale e scene fantastiche” recitava il testo latino di presentazione della cantata scenica firmata dalla penna del musicista bavarese, noto soprattutto per aver fondato un metodo di insegnamento basato sull’impiego dei più disparati strumenti a percussione, e giunto fino a noi sotto il nome di Orff-Schulwerk. Ed in questa sua opera, meglio nota come Carmina Burana, di strumenti a percussione Orff ne mise a decine: timpani, casse chiare, grancassa, triangolo, piatti, cymbali antichi, tam-tam, raganella, nacchere, sonagli, campane tubolari, campane da chiesa, glockenspiel, xilofono, tamburello.
LaCorelli rende omaggio al geniale compositore con l’esecuzione integrale della sua più celebre opera il cui destino, dai film agli spot televisivi ai dj-set, si è rivelato decisamente… pop! Ma, a ben vedere, l’enorme fortuna è toccata soltanto al brano capofila dei 23 musicati: “O Fortuna”, appunto, che nell’immaginario collettivo ha finito per rappresentare, riassumere e definire l’intero ciclo dei Carmina Burana, di cui la maggioranza della gente ignora il seguito. Grazie alla propria musica, Orff ha saputo rendere materia viva ed eterna gli intrecci del corpus di scritti medievali del Codex Buranus, la cui potenza si sprigiona attraverso la ricca strumentazione scelta ed un massiccio apparato sonoro. Canti satirici, morali, liriche amorose in latino e tedesco e canzoni conviviali: su tutta la narrazione aleggia la Fortuna, vera ed unica artefice del destino degli uomini sulla Terra. Un’autentica enciclopedia di vita a cui Orff sa attingere restituendole contorni di vivida bellezza in un meraviglioso caleidoscopio musicale.